Monday, March 27, 2006


Strascico regale di una giornata di merda. Cominciata nello sforzo di disserrare le mascelle chiuse come una tagliola sulle inquietudini notturne per ingollare il caffè.
Pescare nel mucchio dei vestiti a fianco del letto quelli meno sporchi e uscire.
Senza avere in tasca i soldi per fumare. L'unica carta in cui ce ne sono ancora un pò si è smagnettizzata. Non molti, meno di 100 euro: il necessario per le sigarette, il biglietto del treno per tornare a casa a votare e per mangiare subito qualcosa di dolce. Prima di svenire. Basta farsi sostituire la carta. Facile. Si, facile il cazzo!
Giro per tre uffici postali per farmi trattare con sufficienza (quando non con scortesia) da tre diverse vere-stronze-finto-bionde e tornare a casa senza soldi e con la tessera magnetica macellata in tasca.
Nonostante tutto, stamparsi in faccia un bel sorriso: nel frattempo ho ricevuto la notizia che ad un mio amico è andato bene un esame importante. Porto a casa la buona novella, ci vuole un bel sorriso, no?
IL sorriso si spegne quando trovo sulla porta della stanza un foglio bianco con ideogrammi rossi che scrivono la parola hikikomori.
Hikikomori è la parola con cui vengono definiti gli adolescenti giapponesi che si chiudono nella loro stanza per ribellarsi al conformismo sociale e familiare. O almeno questo riporta l'ultimo numero dell'Internazionale di questa settimana.
Fatemi capire: la mia coinquilina che è stata fuori per due settimane, che è tornata a casa solo ieri, che si disinteressa della mia esistenza al punto di fare economia persino dei "come stai?" di cortesia da più o meno sette mesi, si è presa la briga di darmi dell'asociale in questa maniera tanto laboriosa?
Il sorriso si è trasformato in una paresi. Poi in una grassa risata.

Intanto, nel cestino della spazzatura una carta di credito mutilata e un foglio stropicciato che parla giapponese mi prendono per il culo. In inglese.

Friday, March 24, 2006

[...]
In ogni conflitto, le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria. Chi è abile nel sortire bizzarri stratagemmi è inesauribile come il Cielo, la Terra e i grandi fiumi.
[...]

Sunzi, L'arte della guerra (Ping Fa)

Conosco l'arte della guerra ma inciampo ad ogni passo.
Sono una guerriera con le ginocchia sempre sbucciate.

Wednesday, March 22, 2006

Senza troppe perifrasi e preamboli: Mi girano le palle.
Sono stata bocciata all'esame di guida.
Motivo: sono passata dalla quarta alla seconda. Giuro, solo questo.

Però in compenso un ragazzo che ha fatto l'esame prima di me ha guidato senza cintura, imboccato una strada a doppio senso di circolazione nella corsia sbagliata ed è stato promosso.

Lui ha lasciato alla scuola guida più di mille euro io "solo" seicento.

E ci sarebbe ancora tanto da dire, ma chiudo qui questa faccenda perchè amo poco fare la vittima dei complotti. E perchè non ho nessuna intenzione di essere una vittima, con chi di competenza non finisce mica qui.

Tuesday, March 21, 2006

Ringraziando Blob per averla mandata in onda ieri sera e quindi avermela fatta conoscere, vi ripropongo il testo di questa canzoncina della (ex) fiordilattissima Anna Identici (fate un bel click sopra il nome, prego). Ora, datemi una chitarra e mi preparo a svecchiare il mio repertorio per il prossimo falò in spiaggia!
Buona primavera.

Se l'operaia non va in Paradiso

Se l'operaia non va in paradiso non va in paradiso e' perché
Non sa come andare avanti
se la prende coi padroni, se la prende coi padroni e con i santi
Iddio si arrabbia e non la vuole più.
Se l'operaia non va in paradiso non va in paradiso e' perché
Sta a guardare le signore
e si chiede che cos'hanno e si chiede che cos'hanno di migliore.
Non ha tempo per i figli
Crescono in casa come conigli
Si lamenta del suo stato
Produrre far l'amore e fa' 'l bucato.
Se l'operaia non va in paradiso non va in paradiso e' perché
ha perduto la pazienza, non le va di fare più, non le va di fare più la
riverenza
Iddio si arrabbia e non la vuole più.
[...]
"Da un ex detenuto ad Abu Ghraib ho sentito questa frase: 'Gli americani mi hanno messo la corrente in culo prima che a casa'."
[...]

Cronache da Baghdad, Eliot Wenberg

Ieri il testo da cui ho estratto queste due righe veniva letto pubblicamente in diverse città del mondo. Se come me, vi siete persi l'appuntamento, L'Internazionale di questa settimana lo ha pubblicato per intero.
Se vi interessa e non trovate più il numero in edicola, fatemi un fischio e vi presto il mio. Merita di essere letto.

Wednesday, March 15, 2006

Sono giorni strani questi, in cui persino Siena, piccola bomboniera toscana, ha dovuto subire "gli affronti" delle file di immigrati davanti alla Posta e della manifestazione degli operai della Calp di Colle Val d'Elsa che ha aperto il mese scorso la procedura di mobilità per 220 lavoratori.
Solidarietà ai lavoratori.
Anche se distribuivano volantini su cui era scritto "Chi perde il lavoro non spende".
E sono giorni in cui molto spesso, troppo spesso, ho ascoltato o letto la parola rivoluzione. Il più delle volte usata in maniera così impropria o politicamente ingenua da farmi passare ogni voglia di replicare o provare a capire. Con le dovute eccezioni.
Io ho ripreso fra le mani il bellissimo V for Vendetta aspettando di farmi deludere dal film che comunque aspetto con ansia. E leggo Asce di guerra e altre cose interessanti seduta in poltrona.
Rifletto sulle conseguenze dell'amnistia del '46, sul fatto che ci siamo ripresi i fascisti nell'Esercito e nelle Forze dell'Ordine nel '54 e via discendendo per un altro ventennio fino ad oggi.
Rivoluzione: forse l'Italia ha perso il suo momento tanti anni fa.
Il mio inconscio mi prende per il culo mandandomi in loop nel cervello una strofa di Far finta di essere sani di Giorgio Gaber ([...]Liberi, sentirsi liberi/forse per un attimo è possibile/ma che senso ha se è cosciente in me/la misura della mia inutilità./Per ora rimando il suicidio/e faccio un gruppo di studio/le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani/far finta di essere sani[...]).
Eppure sempre più spesso starmene seduta e buona barricata dietro i miei libri mi risulta difficile.
E in tutta onestà, non so dirvi se a farmi agitare sulla sedia sia una qualche ideologia o le pezze al culo.
Perchè quelle non solo sono davvero scomode, ma temo in una loro prossima riabilitazione quale nuovo irrinunciabile accessorio del Made in Italy.


Raccolgo fortuitamente al volo la segnalazione di Luca e invito i curiosi a farci un salto: Voi siete qui.
Oltre ad essere piuttosto interessante, potrebbe risolvervi alcuni dubbi.
Io, per esempio, ho finalmente capito perchè quando discuto di politica con il Luca di cui sopra, il volume della mia voce rischia sempre di mandare in frantumi i vetri.

p.s. ma che fine ha fatto il blog della Carpella? Non solo non riesco ad aprirlo, ma mi è sparito dalla bacheca: aiuto!

Wednesday, March 08, 2006


[...]
Ogni autorità è in ultima analisi l'autorità della comunicazione.
[...]

Carl J. Fredrich, Loyalty and Authority, in "Confluence", 3 (1959), p. 312.

[...]
E' l'accesso ai legittimi canali di espressione e quindi il fatto di partecipare all'autorità istituzionale che marca la differenza fra la palese impostura di chi cerca di travestire un discorso personale da dichiarazione pubblica e l'impostura autorizzata di chi fa la stessa cosa con l'autorizzazione e l'autorità di un'istituzione. Il portavoce è un impostore dotato di uno scettro.
[...]

Pierre Bourdieu, Language and Symbolic Power, Harvard University Press, Cambridge Mass. 1991, p. 109.

Wednesday, March 01, 2006

[...]
L'ape, come l'umano, sopravvive solo nella casta che le è assegnata, incapace di mantenersi da sola. La brava piccola operaia fascista esegue la sua "danza" (gli entomologi direbbero che gli schiavi rematori nelle galee "danzano"?) per raccogliere interminabilmente del cibo che a malapena assaggerà, per curare un alveare che raramente abiterà, per accudire una femmina così grottescamente obesa che non la lasciano mai uscire allo scoperto per paura che la specie finisca espulsa a suon di risate dal regno animale.
[...]

Daniel Evan Weiss, Gli scarafaggi non hanno re.

Signore e signore, l'Ape Regina ieri sera è stata avvistata in zona Coroncina (Si) a ballare il liscio con la Donna Pianoforte, il Genio della lampada, il Coniglio, il Pirata e una marea di arzilli ultrasettantenni.
Prontamente ribattezzata Ape Alcolista, oggi tenta disperatamente di riprendersi dai postumi della sbornia post martedì grasso.